Descrizione Opera / Biografia
Masafuera, più lontano
Un lembo di terra in mezzo all’infinito, che sta al mare come l’uomo d’innanzi alle stelle; una forma indeterminata che inizia a rafforzarsi nella luce crescente del pensiero, volto al riconoscimento, al confronto ed alla lettura con l’immagine stessa.
Masafuera, più lontano, pone la condizione di sentirsi un navigante impavido su di un mare in burrasca, mosso, in tempesta, dove la bussola dell’orientamento è ormai perduta e la cui meta è raggiungibile soltanto con la forza dell’immaginazione.
L’installazione è un’ analogia, un’isola che può esistere in qualsiasi spazio, in qualsiasi luogo, non determinato da una precisa posizione geografica, che si rende visibile ed accessibile soltanto solo a chi intende imbarcarsi su di una zattera ed affrontare la tempesta del proprio pensiero con l’obiettivo d’individuare nelle viscere più profonde, memorie che come punti cardine di una mappa sconosciuta guidano verso la camera oscura dei propri pensieri, dove le idee prendono forma e i ricordi si materializzano, rendendo cosi Masafuera un’immagine familiare.
Smussata, lavorata, scolpita dal tempo, erosa dai venti della vita, bianca, pura, candida, fredda come la neve, Masafuera, posta in chissà quale antro del globo, ci conduce in uno stato di riflessione, là dove l’immagine fluttua, quasi impercepibile, priva della forza di gravità che ci tiene ancorati alle cose conosciute.
Il filo, primo elemento dell’opera, con i suoi nodi, con le sue matasse, con i suoi grovigli, simboli di pensieri, ricordi, legami, ci fa sentir parte di una comunità nella quale s’intrattengono relazioni, amicizie, discordie, alleanze con altre persone.
Candido, leggero, il filo si dirama, si propaga nello spazio, contaminando il luogo circostante ma anche il pensiero di chi si relaziona con Masafuera, portando l’osservatore in uno spazio sicuro, privato, individuale, in cui poter immaginare e raggiungere quella sì lontana isola, suscitando una riflessione sul fatto che l’individualismo radicale tipico di una remota isola sia in realtà malato e folle e che solo le relazioni intessute, intrecciate come fili di una matassa ci fanno rimanere umani.
BIOGRAFIA
Giulio Locatelli nasce a Bergamo il 03/11/1993.
Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Scientifico, nel 2015 si la laurea al primo livello della scuola di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Conclude il biennio specialistico in Arti Visive indirizzo Pittura nel 2017 nella medesima Accademia.
Interessato al mondo del tessile, con particolare attenzione al filo, strumento sia d’analisi che di realizzazione. Inizialmente manipolato attraverso il rituale della cucitura, il filo trova ora spazio in una dimensione più scultorea, evocando forme calcaree, la cui forma è data dal sedimento, dalla goccia del ricordo che si deposita l’una sull’altra. Goccia che come filo non si dissipa nel vuoto.
Partecipa come finalista a diversi Premi, si ricordano Premio Arte Laguna, Premio YICCA a cura dell’Associazione RIVOLI 2, Vincitore del Premio SPONGA a cura di MINIARTEXIL presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti, Premio Nocivelli, Premio ContemporaneaMenti.
Partecipa inoltre a diverse residenze artistiche, nel 2015 SFaSE a cura di Elena d’Angelo, nel 2017 SYNCHRONICITY in Cina, nel 2018 MICHELANGELO RELOAD a Pietrasanta a cura di A. Romanini e nel 2020 ROTONDELLA “ People and Landscape “ a cura della Fondazione Matera per la cultura”. Nel 2018 la Galleria Ghiggini Arte gli organizza una mostra personale.