Descrizione Opera / Biografia
”Sotto la vostra pelle, e voi lo sapete”
«Alla fine venne squartato. Quest’ultima operazione fu molto lunga, perché i cavalli di cui ci si serviva non erano abituati a tirare; di modo che al posto di quattro, bisognò metterne sei; e ciò non bastando ancora, si fu obbligati, per smembrare le cosce del disgraziato a tagliargli i nervi e a troncargli le giunture con la scure […] Poi vennero annodate con delle corde sottili le corde destinate ad attaccare i cavalli, poi i cavalli furono attaccati ad ognuna delle membra, lungo le cosce, gambe e braccia[…] I cavalli diedero uno strappo, tirando ciascuno una delle membra per diritto, ogni cavallo tenuto da un aiutante. Questi tiramenti furono ripetuti diverse volte senza riuscita… Si fu obbligati a mettere altri due cavalli, davanti a quelli attaccati alle cosce, il che faceva sei cavalli. […] Dopo due o tre tentativi, il boia Samson e quello che lo aveva tanagliato tirarono ciascuno un coltello dalla tasca e tagliarono le cosce dal tronco del corpo; i quattro cavalli essendo al tiro, portarono via le due cosce; in seguito si fece lo stesso alle braccia e alle spalle e ascelle e alle quattro parti; bisognò tagliare le carni fin quasi all’osso; i cavalli tirando a tutta forza staccarono il braccio destro per primo e poi l’altro. »
Michel Foucault, ”Surveiller et punir. Naissance de la prison”, Einaudi, 1976
Nel realismo perturbante, viene sospeso il giudizio. Lo spettatore si ferma ad osservare,si riconosce in quelle carni inaridite dallo scorrere delle esperienze e, riconoscendo la propria colpa, ammette il tacito consenso, passivo, concesso alla realtà tempo addietro. Chi guarda, da vittima, diventa vittimista, specchiandosi nel riflesso di un sé contemporaneo, sottoposto e servo di diritti e di doveri sottoscritti ad occhi socchiusi, mai contestati. Una sevizia accettata a prescindere, in cambio di convenienze, comodità. Ma la colpa della violenza sul sé risuona nel vibrare del voi nel titolo dell’opera e ci viene presentata, cruda e impietosa, sotto gli occhi. La pelle, lattiginosa, collosa, ma lacerata e seviziata, è tirata alle sue estremità da quattro cinghie che si aggrappano ad essa e allo stomaco dello spettatore. Questa nostra pelle tangibile si presenta come un muscolo prosciugato dal suo sangue, dalle sue forze. Nella rappresentazione del sé si fa trasparente e mostra strati de pelle sottostante, meno superficiale, ma sempre arida e scarna, fossilizzata nella sua tortura.
Giuseppe Di Liberto nasce a Palermo il 2 Agosto del 1996. Vive e lavora tra Venezia e Palermo.
Attualmente in residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia.